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Fnomceo: la prescrizione dei nuovi farmaci agli Mmg

Farmaci Redazione DottNet | 29/07/2020 19:18

Anelli: E' fondamentale facilitare l'accesso ai nuovi antidiabetici e ai farmaci per la broncopneumopatia cronica ostruttiva

Aprire la prescrizione dei nuovi farmaci antidiabetici e respiratori ai medici di famiglia e agli specialisti ambulatoriali . Lo chiede la Federazione nazionale degli ordini dei medici (Fnomceo), che appoggia l'interrogazione parlamentare su tale questione presentata in Commissione Affari Sociali dai Deputati Vito De Filippo, Lisa Noja, Michela Rostan, di Italia Viva.  "Nella situazione attuale, che è sostanzialmente di convivenza con il coronavirus, e nell'eventualità di una seconda ondata di Covid-19, dobbiamo prestare un'attenzione particolare ai pazienti anziani e cronici, che non devono essere costretti a spostamenti inutili né tantomeno messi a rischio di interrompere le terapie - spiega il presidente Fnomceo Filippo Anelli -. È quindi fondamentale facilitare l'accesso ai nuovi antidiabetici, ai farmaci per la broncopneumopatia cronica ostruttiva e, in generale, a tutti quei medicinali attualmente vincolati a prescrizione specialistica limitativa e piano terapeutico per i quali sia stata ampiamente dimostrata l'efficacia unitamente alla sicurezza".  "Ci associamo quindi nel chiedere l'intervento del Ministro della Salute, Roberto Speranza, affinché la prescrizione di tali farmaci, oggi limitata agli specialisti di branca in centri autorizzati, sia aperta ai medici di medicina generale e agli specialisti ambulatoriali, che ne hanno, come i colleghi, tutte le competenze - continua Anelli -.

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Tali medici, infatti, già ora prescrivono, sulla base del piano terapeutico specialistico, e monitorano l'andamento di tali terapie: è giusto che possano assumersi anche la responsabilità della prima prescrizione e della compilazione del piano, come sta avvenendo, per particolari indicazioni, per i nuovi anticoagulanti orali". Questo "consentirebbe di seguire nel migliore dei modi i pazienti cronici, senza costringerli ad aggravi burocratici, esborsi economici e ad inutili spostamenti, che possono diventare rischiosi in tempo di epidemia - conclude -. Se ne gioverebbe l'aderenza terapeutica e la continuità delle cure, vista la reticenza di molti anziani a recarsi in ospedale durante l'epidemia di Covid-19, e, nel contempo, non si sovraccaricherebbe la rete ospedaliera".

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La ricerca è stata coordinata dall’Università di Padova e pubblicata su Cancer

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